La storia del carattere tipografico è lunga e complessa e risale ai primi anni dell’arte della stampa. La stampa a caratteri mobili fu inventata in Europa nel XV secolo da Johannes Gutenberg, che utilizzava caratteri di legno per produrre la sua famosa Bibbia a quaranta righe.
Tuttavia, i primi caratteri tipografici erano disegnati a mano e si differenziavano notevolmente in termini di stile e forma. Con il tempo, i caratteri tipografici divennero sempre più standardizzati e furono sviluppati vari stili, come il carattere romano, il carattere gotico e il carattere script.
Nel XVIII secolo, il tipografo francese Pierre Simon Fournier introdusse il concetto di “famiglia di caratteri”, che consisteva in un insieme di caratteri progettati per essere usati insieme e che condividevano lo stesso stile e proporzioni. Ciò rese più facile la creazione di documenti coerenti e armoniosi.
Nel XIX secolo, la produzione di caratteri tipografici divenne sempre più meccanizzata, grazie alla diffusione delle macchine da stampa. Le nuove tecnologie di produzione permisero di produrre caratteri tipografici più rapidamente e a costi più bassi, aprendo la strada alla produzione su larga scala di libri, giornali e pubblicazioni varie.
Nel XX secolo, il design tipografico divenne sempre più influente e i designer iniziarono a creare caratteri tipografici completamente nuovi, spesso ispirandosi alle forme dell’architettura o alle avanguardie artistiche del periodo. Alcuni dei caratteri tipografici più famosi del XX secolo includono il Futura, il Gill Sans, il Baskerville e il Times New Roman.
Negli ultimi decenni, la produzione di caratteri tipografici è diventata sempre più digitale, grazie all’avvento dei software di progettazione grafica e dei font digitali. Ciò ha permesso ai designer di creare caratteri tipografici altamente personalizzati e di distribuirli in tutto il mondo attraverso la rete. Oggi esistono migliaia di caratteri tipografici diversi, ciascuno con il proprio stile, personalità e funzione.
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