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La classificazione elaborata da Giuseppe Pellitteri è un ordinamento suddiviso in gruppi e sottogruppi che ha scopi prevalentemente didattici.

Questa classificazione, definita anche morfologico-decimale, si basa infatti sull’analisi morfologica delle lettere, escludendo qualsiasi riferimento storico-stilistico.
Le classi sono sempre dieci (da qui la definizione di classificazione decimale), vanno dal numero 0 al numero 9 e si riferiscono, come per Novarese, al disegno dei terminali.

L’uso delle cifre aiuta l’identificazione di un carattere: con la prima cifra se ne indica il gruppo generale di appartenenza, mentre con la seconda si sottolineano eventuali caratteristiche definite nei vari sottogruppi.

  1. Lineari: sono i caratteri privi di grazie, già definiti bastoni.
  2. Rettiformi: hanno grazie ad angolo retto e corrispondono agli Egiziani.
  3. Angoliformi: hanno terminali che formano un angolo acuto con l’asta inferiore, rigorosamente dritta.
  4. Curviformi: i terminali e le aste hanno andamento curvo.
  5. Digradanti: ricordano i caratteri transizionali in quanto i terminali si legano all’asta attraverso una piccola curva.
  6. Contrastati: i terminali, ridotti a filetti sottili conferiscono al carattere una forte variazione chiaroscurale.
  7. Scritti, manuali, estemporanei: sono i caratteri che imitano la calligrafia
  8. Fratti: come dice il nome stesso si rifanno ai Fraktur, caratteri gotici del Medioevo
  9. Fregiformi: hanno terminali riccamente decorati, ai limiti della leggibilità.
  10. Fantasie, ibridi, aberrazioni: raggruppano tutti quegli stili che presentano caratteristiche proprie, non riconducibili ad alcun modello.

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